Due chiacchiere con Davide Longhi, l’architetto artefice di Cala del Golfo

É una storia magica quella di Cala del Golfo e ve la racconteremo passo dopo passo affinché possiate scoprirne dettagli, valore e sorprese. Iniziamo in un modo speciale, scegliendo le parole dell’architetto Davide Longhi, artefice del progetto. A lui abbiamo fatto qualche domanda per scoprire tutta la bellezza e la vitalità di Cala del Golfo.

Qui sotto, l’intervista integrale.

Cala del Golfo: come nasce il progetto e cosa l’ha ispirata nella realizzazione?

Il progetto nasce in realtà da un gruppo di visionari amministratori de Le Marinelle che non riuscivano a concepire un porto urbano senza alcun servizio, senza spazi per la gente e in un certo qual modo senza un’anima.

Da questa visione è nata l’idea di trasformare un luogo chiuso e segregato, in uno spazio aperto ed accogliente, che dialoghi con la città e con il mare.

Tecnicamente, il progetto  è stato fatto a quattro mani ed in particolare dall’ingegner Nicola Centofanti e me, che 25 anni fa vinsi una borsa di studio del Governo australiano per valorizzare il waterfront di Sydney sotto il profilo architettonico e funzionale.
Ovviamente il programma funzionale è stato più volte affinato fino a giungere all’assetto attuale.

Il pontile e il trabocco, due elementi tipici della tradizione delle nostre coste, sono stati rivisitati architettonicamente in chiave moderna, insieme a decine di altre piccole attività che a queste si integrano per creare una piazza del mare.

Quindi l’elemento della socialità è cruciale? Come l’architettura di Cala del Golfo punta a soddisfare le esigenze della comunità, la domanda di accessibilità e la ricerca di benessere, interazione ed emozioni positive?

Uno dei lavori più grandi sull’area è stato immaginare come i fruitori del lungomare potessero facilmente entrare, camminare, passeggiare, divertirsi, mangiare all’aperto, rilassarsi al sole o ascoltare un concerto. I percorsi, tutti disability friendly, trasformano il porto nella prosecuzione naturale del lungomare, che è pieno di verde e di nuovi alberi.

Purtroppo l’attuale offerta di servizi del lungomare è piuttosto omogenea, troviamo sostanzialmente solo stabilimenti balneari a carattere stagionale.

La scommessa di Cala del Golfo è di differenziare l’offerta, prolungando l’utilizzo del porto e del lungomare oltre i tre mesi estivi di maggior presenza turistica.

Un mio sogno è di creare una piattaforma che possa ospitare celebrazioni nuziali laiche all’aperto sul mare o sotto le vele del viale, che permetta di nuotare in piscine con acqua salata circondati dalle palme o di ballare all’aperto sulla costa, gustarsi un cocktail o un gelato a cinque metri di altezza dalla battigia, guardando dal pontile il nostro straordinario golfo, da cui prende il nome la cala. Tutto questo nel punto esatto in cui si congiungono Abruzzo e Molise.

Ci parli di lei: quali i suoi progetti di punta? Come è diventato architetto e quali progetti e ricordi speciali hanno accompagnato la sua carriera?

Sono un architetto atipico per natura, curioso per scelta e sempre in viaggio per necessità. Laureato con una tesi tutta australiana, dottorato con una tesi sulla Corea del Sud, ho lavorato in Italia, Australia, USA, Colombia, Sri Lanka, Sudan, Camerun ed Angola; ultimamente Canada e Spagna. Alla professione di architetto e urbanista ho a lungo accostato l’insegnamento universitario sia allo IUAV di Venezia, che in Francia a Nancy e Strasburgo, e poi a Padova e Ferrara. Forse però è in Sudan, alla Future University, che ho trovato gli studenti più motivati e determinati nel voler apprendere e crescere.

Tra i progetti a cui sono più affezionato mi piace ricordare: il Piano Territoriale Regionale del Veneto (una specie di piano regolatore di tutto il territorio del Veneto basato sulla sostenibilità ambientale e valorizzazione paesaggistica), la mostra sull’Architettura del Novecento alla biennale di Venezia, le piazze di Pastrengo, che mi sono valse il premio nazionale Città di Gubbio, e il padiglione del Sudan al Milano EXPO 2015.

Un’assoluta novità in Abruzzo e sulla costa. Quale impatto per l’economia locale? Come l’architettura può essere il valore aggiunto nello sviluppo di progetti simili a Cala del Golfo? 

Abruzzo e Molise, visto che San Salvo è proprio cerniera tra queste due regioni, sono terre straordinarie ancora tutte da scoprire sotto il profilo turistico: parchi unici, coste meravigliose, borghi incantati, una fantastica agricoltura che ha prodotto un bellissimo paesaggio e ancor di più un’incredibile enogastronomia. Spero proprio che una delle edizioni enogastronomiche del “Prodotto Topico” sia ospitata presto a Cala del Golfo.

Sicuramente l’impatto economico di questo progetto sarà da tenere monitorato: immagino che a pieno regime, quando verrà realizzato anche l’albergo, saranno occupate oltre cento persone, e potranno essere ospitati nel porto oltre cinquecento visitatori simultaneamente, impegnati nelle diverse attività presenti.

Prevediamo che Cala del Golfo diventi un polo e attrattore turistico significativo, intercettando turisti di passaggio oggi diretti prevalentemente in Puglia e che condivida con le altre attività esistenti sul lungomare questo nuovo flusso turistico.

L’architettura è forma e la forma è il contenitore che accoglie, sostiene e fa crescere funzioni e attività. Speriamo che le architetture contemporanee in corso di realizzazione possano essere nuovi simboli di un territorio già ricco di fantastiche architetture del passato, ma ancora tutte da conoscere. Mi auguro diventino un piccolo contributo per la scoperta delle nostre due meravigliose regioni.